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Il tema | Il tema
attorno a cui si articola il primo Corso Postdiploma in Medical Humanities
(anno 2005/2006) è L’uomo fragile: le rappresentazioni della malattia,
della sofferenza e della cura. Le Medical Humanities abitano al crocevia tra il corpo ammalato, l’anima sofferente e bisognosa, la fragile cittadinanza dell’uomo in situazione di malattia da una parte e la relazione d’aiuto e di cura nelle sue dimensioni fondative – filosofico-storiche, psico-antropologiche, sociali, tecniche ed etiche – dall’altra. Ci si può chiedere a quali bisogni una formazione in Medical Humanities debba rispondere e quali lacune si prefigga eventualmente di colmare: quanto ai bisogni, essi riguardano tutti i professionisti che lavorano nell’ambito delle relazioni di aiuto e di cura interessati a migliorare la propria capacità di comprendere, di capire e di vivere il bisogno, la fragilità e il dolore dei propri ospiti, utenti o pazienti e delle loro famiglie; quanto alle lacune, si potrebbe pensare al malessere odierno relativo al rischio di declino della soggettività dell’uomo nelle relazioni di cura e d’aiuto, sempre più dominate dalla Tecnica e dalle esigenze economicistiche. Collocare la rappresentazione della malattia come perno del presente percorso formativo, significa porla come punto nodale del vissuto di sofferenza e della sua presa a carico: a ricordare che non vi può essere cura che non sia anche “cura delle rappresentazioni”, nella misura in cui malattia e sofferenza si danno sempre nel quadro di rappresentazioni sociali e culturali, nonché nella continuità (o piuttosto nella discontinuità) dell’orizzonte biografico individuale. In questa prospettiva va dunque l’invito, volto a tutti gli operatori che lavorano nell’ambito della salute e dell’aiuto sociale, a prender parte ad un percorso di approfondimento che attraversa alcune tra le varie e vaste regioni della malattia, della sofferenza e della cura: approfondimento e intensificazione della consapevolezza che vorrebbero potere arricchire chi vi si dedica, prima ancora che come professionista, come uomo e cittadino. |